Cucciole del mio cuore, come state?
Spero che questo primo mese dell’anno sia passato al meglio, certo è che sembra sia durato un intero anno liturgico, con quaresime, natali, corpus domini, pentecoste, pasque di resurrezione e messe tridentine. La messa tridentina è la messa in latino, dura due ore cucciole, due ore di messa in latino in cui sono nati termini come Zebedei e altre oscenità del popolo annoiato (leggete la Holy precedente).
In questo momento la vostra Super Santa digita la lettera santa dall’appartamento di via Antonino di Sangiuliano a Catania, i fuochi d’artificio impazzano davanti ai balconi, devono provenire dalla zona del mercato del pesce. Sparano da 10 minuti, è possibile che la candelora dei pescivendoli sia esattamente lì. Potrei scendere e raggiungerla, invece mi incollo alla sedia per raccontarvi la prima parte della festa di Sant’Agata. Si, ci sono tornata!
La festa di Sant’Agata è la 3° festa di culto cattolico più grande al mondo. Al 1° posto i riti della Settimana Santa a Siviglia e la 2° il Corpus Domini a Cusco in Perù. Un dato fondamentale perché in una città di 400000 abitanti sono previste 1 milione di persone. Questo significa che i gradini della strada vicino a casa mia saranno ancora più pisciati, piscioni, pezzati di quanto non lo siano abitualmente. Attenzione cucciole, la Super Santa non è cresciuta nei palazzi signorili e nemmeno nei castelli, di situazioni pisciate, piscione, pezzate ne ha viste parecchie. Qui siamo davanti a un odore che è presenza viva, diabolica, mistica, santa!
Catania è una città divisa tra gli elementi di acqua e di fuoco. Questo significa che si accende di continuo per poi spegnersi come se niente fosse. Leone con luna in cancro, ma con Marte in Ariete e Venere in bilancia (per chi si intende di astrologia). È appariscente, sensuale, vuole irretirti di continuo, ti dedica cure e attenzioni, ne pretende altrettante, ma appena ti giri potrebbe incupirsi e piangere. Dura poco, il tempo di guardare le innevate pendici dell’Etna perché gli organi tutti riprendano a bollire come olio di frittura. Le cucciole di Catania hanno nel sangue lava vulcanica.
Ma il motivo vero per cui sono tornata da Sant’Agata è Linda.
Linda mi ha contattata su facebook a fine estate, mi ha scritto perché come me è appassionata di sante, santi e madonne, e come me viaggia per feste devozionali. Una sorella catanese pura.
Linda, assieme ad altre donne è una Ntuppatedda.
Le Ntuppatedde
La festa di Sant'Agata a Catania è descritta da Giovanni Verga come un "gran veglione" che coinvolge tutta la città. Le celebrazioni iniziano già a fine gennaio con l’arrivo delle candelore, simboli delle antiche corporazioni, e culminano dal 3 al 6 febbraio con rituali religiosi e manifestazioni popolari.
Tra le tradizioni storiche c’è quella delle ‘Ntuppatedde, donne velate che, tra il XVII e il XIX secolo, approfittavano della festa per muoversi liberamente in città senza essere riconosciute, sfidando il controllo maschile. Questo rito fu però soppresso nel 1800 dal vescovo del tempo per moralità, perché assomigliavano a un gruppo di streghe (tenete duro, il peggio deve ancora venire).
Il nome delle Ntuppatedde deriva dalla membrana bianca delle lumache, in sicilino detta tuppa, che significa chiusa. In Spagna e in Sardegna le chiamiamo tapadas, le stesse lumache con la membrana bianca, ma anche mungettas, perché ricordano il vestito delle monache.
Sempre Verga, ne La Coda del Diavolo, le descrive così “Il costume componesi di un vestito elegante e severo, possibilmente nero, chiuso quasi per intero nel manto, il quale poi copre tutta la persona e lascia scoperto soltanto un occhio per vederci e per far perdere la tramontana, o per far dare al diavolo. La sola civetteria che il costume permette è una punta di guanto, una punta di stivalino, una punta di sottana o di fazzoletto ricamato, una punta di qualche cosa da far valere insomma, tanto da lasciare indovinare il rimanente.” (vi metto l’intero racconto più giù)

Dal 2013, l’artista Elena Rosa ha riportato in vita le ‘Ntuppatedde in chiave contemporanea: abbandonato il nero per il bianco con un garofano rosso, queste donne danzano gioiosamente per la città, tra sacro e profano, celebrando la figura di Sant’Agata come simbolo di forza femminile. Il loro “diritto” di un tempo si è trasformato in un bisogno ancora attuale di resistenza, rendendo omaggio a una storia di emancipazione e autodeterminazione.
Nel 2024, l’anno scorso, il vescovo ha arringato durante la messa dell’aurora (messa che precede l’uscita della santa) contro le velate, accusate di essere una tradizioni pagana che non hanno nulla a che vedere con la sacralità della festa. Da notare che le candelore girano per settimane seguite dalle bande che suonano Marina, l’inno di Catania, neomelodico oltre ogni limite di resistenza uditiva trascinando un simbolo fallico illuminato a festa.
Questo vergognoso inno all’odio fatto da un uomo di chiesa mantiene il polso di quanto l’istituzione cattolica sia pericolosa per le donne. Vietare alle bande di suonare se si trovavano in presenza delle ntuppatedde è vergognoso. La festa la fanno gli uomini, è stato detto. Chissà cosa ne penserebbe Agata, la ragazza che a 20 anni le venne strappato il seno, dagli uomini. Chissà se gli stessi uomini sarebbero in grado, ora, di questa devozione per una ragazza di 20 anni!
Per questo motivo quest’anno siamo in cinquanta, arrivano da diverse parti della città, dell’Italia e anche da Londra. L’anno prossimo saranno centinaia.
Stamattina abbiamo fatto le prove per l’uscita del 3 mattina. È stato forte stare tutte assieme, ci siamo commosse, abbiamo riso, ci siamo riunite in assemblea. Noi usciamo domani mattina.
Qui potete seguire la loro pagina
La candelora dei bettolieri
In questi giorni ho incrociato più volte le candelore per strada o al mercato, sono andata a cercarle nella chiesa di San Nicolò l'Arena. Lì ho conosciuto Michele, custode della candelora dei bettolieri, wine bar, come ha detto lui, perché le bettole non ci sono più. Però i wine bar non versano soldi per mantenere la candelora, che ha prezzi di manutenzione altissimi, così il comune se l’è accollata assieme a quella dei pastai. Michele dice che in tutto sono 13, sul sito del comune invece dicono 11, io credo a Michele. Riporto direttamente gli appunti mnemonici di poche ore di sonno da giorni: sono fatte tutte di legno e dalla stessa mano, è morto l’autore, alcune pesano fino a 800 kg, la più grande pesa quasi una tonnellata. La trasportano come si trasportavano i sacchi di cemento, sulle spalle. Michele bagnava le funi che legano le assi di legno con l’acqua altrimenti si slegano, non sono annodate ma intrecciate come quando attraccano le barche. Alcune candelore fanno molte feste perché ci sono ancora molti lavoratori che ne fanno parte, quindi molti sponsor, le candelore vanno a festeggiare davanti alle attività che hanno sponsorizzato, come i pescivendoli, pizzicagnoli, macellai. Candelore che aprivano la processione con la luce delle candele, la strada era buia, dopo seguiva la santa. Una prese fuoco e bruciò tutta. La benedizione delle candele, la luce, Agata.
Ho appuntamento con Michele oggi mattina alle 9 prima che esca la candelora dei bettolieri. Alla fine di questa festa mi ritroveranno bettola e bettoliera, ve lo sto dicendo!
L’islam e Agata
Ho chiacchierato con degli uomini musulmani in un negozio, abbiamo parlato di feste devozionali, mi hanno detto che anche da loro in Bangladesh ci sono persone come Sant’Agata. In che senso? Nel senso che fanno i miracoli, c’è uno che vive per strada e che se tu vai a chiedergli aiuto per qualcosa, ti urla addosso qualcosa e quando torni a casa il problema non ce l’hai più. Lo chiamano lo scemo. Ah ecco! Ma quali feste avete? Cosa fate, non le conosco le feste musulmane? Ne abbiamo tantissime.
Prendono un foglietto di carta e iniziano a scrivere. Mi segnano anche una playlist di canti di mujaheddin perché gli dico che mi piacciono. Poi mi dicono che loro qui sono trattati male perché sono musulmani. Concludiamo che il termometro dell’islamfobia in Italia è troppo alto, troppo!
Una delle mete:
Shah Jalal ad-Din al-Mujarrad al Naqshbandi, popolarmente noto come Hazrat Shah Jalal (1271 - 1346) è un santo sufi molto amato in Bangladesh. Nato Shaikh Makhdum Jalal ad-Deen bin Mohammed, in seguito fu rinominato affettuosamente Shaikh-ul-Mashaikh Hazrat Shah Jalal al-Mujarrad (l'ultimo nome che significa "lo scapolo", a causa del suo celibato).
Amo le scritte sui muri!
L’anno scorso a Catania mi avevano guidato le scritte sui muri in onore di Minuzzi. Trovate la Holy su Minuzzi qui https://lasupersanta.substack.com/p/holyletter-n18 mentre quelle della festa di Sant’Agata la prima parte qui https://lasupersanta.substack.com/p/holyletter-n14 e la seconda qui https://lasupersanta.substack.com/p/holyletter-n15
Ho trovato altre scritte, questa che sia faro nella notte oscura:
PRETENDI LA GIOIA COLLETTIVA!
Cucciole, vi lascio, oggi sarà un’altra giornata campale, sono Super Santa certo ma comunque in corpo umano. Vi amo tantissimo, vi penso e vi abbraccio una per una. Grazie di esserci sempre!